L’approccio multimodale
La terapia delle malattie neoplastiche è nella maggior parte dei casi multimodale. Il concetto di multimodale implica l’utilizzo simultaneo o la combinazione in serie di diversi metodi di trattamento (ad esempio resezione chirurgica con intento radicale e successiva chemioterapia adiuvante). Nel campo dei tumori pancreatici questo concetto è particolarmente importante per l’adenocarcinoma duttale, per le neoplasie periampollari e per le neoplasie neuroendocrine. La chirurgia resta l’elemento terapeutico essenziale per garantire una sopravvivenza a lungo termine e una eventuale guarigione, ma non rappresenta più l’unica arma a disposizione per prolungare la quantità e la qualità di vita nei pazienti affetti da neoplasia a comportamento biologico aggressivo.
Lo schema dell’approccio multimodale all’adenocarcinoma duttale è illustrato in figura 1. L’integrazione tra radiologi, endoscopisti, chirurghi, oncologi, radioterapisti è di fondamentale importanza per garantire la continuità assistenziale e il più alto livello di cure. Per facilitare i pazienti provenienti da fuori regione è attiva una rete oncologica medica che copre tutto il territorio nazionale e a cui è possibile rivolgersi. Alla conclusione delle terapie oncologiche, i nostri specialisti chirurghi e dell’istituto del pancreas sono sempre disponibili alla rivalutazione collegiale del caso e a eventuali indicazioni specifiche.
Anche nel campo delle neoplasie cistiche è necessaria la collaborazione di più figure professionali, nella maggior parte dei casi durante la fase diagnostica e di decisione terapeutica. La diagnosi delle neoplasie cistiche può essere infatti particolarmente difficile a causa della sovrapposizione morfologica tra diversi tipi di lesione. Caratterizzare le lesioni cistiche alla diagnosi è di fondamentale importanza per scegliere la strategia di cura più idonea. Molte lesioni sono benigne o a basso rischio di malignità, e possono essere osservate nel tempo mediante esami radiologici; altre sono invece maligne o ad alto rischio di malignità, e devono essere asportate chirurgicamente. Una indicazione chirurgica corretta è di grande importanza anche perché i pazienti con neoplasia cistica hanno spesso un pancreas di consistenza soffice (che espone a un maggior rischio di complicanze post-operatorie) e una lunga aspettativa di vita (che espone a un maggior rischio di insufficienza pancreatica). Dopo resezione chirurgica, il ruolo delle terapie oncologiche è limitato a un numero ristretto di casi con neoplasie ad alto grado di aggressività. L’algoritmo di trattamento delle neoplasie cistiche è illustrato in Figura 2.
L’approccio di tipo multimodale raggiunge probabilmente la sua massima espressione nel campo delle neoplasie neuroendocrine, un gruppo di lesioni nel complesso rare ma la cui incidenza è in costante aumento. Nelle forme non funzionanti (senza sindrome ormonale), la chirurgia con intento radicale è indicata per lesioni localizzate. Anche le lesioni localmente avanzate beneficiano di un trattamento chirurgico aggressivo, purchè non sia estesamente infiltrata l’arteria mesenterica superiore o non sia presente una estesa infiltrazione venosa con cavernoma portale. In questi casi, così come nei casi di malattia metastatica, il trattamento è estremamente dibattuto e l’evidenza scientifica molto limitata. La strategia è adattata al singolo paziente e decisa dopo valutazione del grado tumorale (%Ki-67 su biopsia, conta delle mitosi per campo microscopico e assegnazione di grado G1/G2/G3 sec. WHO) e dopo attenta consultazione multidisciplinare con il team di patologi, oncologi, e radiologi interventisti. I trattamenti per malattia avanzata possono essere ripetuti o alternati con altre modalità terapeutiche, sempre dopo valutazione multidisciplinare. L’algoritmo di trattamento delle neoplasie neuroendocrine (non-funzionanti) è illustrato in Figura 3.